martedì 16 luglio 2013

Ecopunto: lo stato dell'arte

Idee d’arredo e design eco-sostenibile


L’idea di un futuro migliore e più pulito spesso viene pubblicizzata ed enfatizzata come un qualcosa di irrealizzabile e da sognatori moderni. In realtà l’ecosostenibilità ha ormai sconfinato i limiti dell’immaginazione permettendo all’uomo di scegliere il “proprio modo” per dare un contributo reale e duraturo nel tempo, capace di garantire un futuro migliore per le generazioni che verranno, il tutto con eleganza.
Infatti molteplici sono gli ideatori di creazioni originali derivanti da materiali di riciclaggio, che abbinati con ingegno, sono divenuti complementi d’arredo ricercati e di qualità. Un esempio potrebbe esserlo il lavandino realizzato con pneumatici riciclati, dal design unico ed originale realizzato ed ideato dalla Minarc’s Rubbish, che ha pensato non solo all’eleganza ma anche all’eco sostenibilità dei propri prodotti.
Altra idea geniale nasce dalla Designer Trevor O’Neil che ha salvato da un edificio sventrato qualche materiale di riciclo e del sughero realizzando così mobili di gusto e di una ricercatezza unica.
L’innovazione di certo non manca e la creatività applicata con maestria comporta la nascita di complementi d’arredo astratti, come quelli realizzati da Gilles Eichenbaum che “recuperando” alluminio e qualche moka ha ideatolampade modernissime.
Insomma, grazie alla fantasia di questi geniali “inventori” l’ecosostenibilità è sicuramente un traguardo più semplice da raggiungere.
(foto: cribcandy.com)

Siculamente!!! Arte e Design del Riuso Fashion

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Kzq8pZLTaG8

I prodotti bio-rinnovabili: Cardanolo - CIMTECLAB





Il marchio Exaphen consiste in una gamma dimonomeri e polimeriderivati da risorse bio-rinnovabili per la produzione di polimeri, resine, e compositi.
La soluzione Exaphen re-utilizza materiali provenienti da sottoprodotti vegetali per evitare l’impiego di ulteriori risorse naturali minimiz-zando l'impronta ecologica.
I prodotti Exaphen già disponibili sono per esempio derivati dalcardanolo e ottenuti dalla distillazione del Cashew Nut Shell Liquid (CNSL), senza influenze sulla catena alimentare.
La struttura fenolica della molecola di tali prodotti conferisce diversi vantaggi competitivi consentendo la graduale sostitu-zione dei prodotti derivati dal petrolio.


Reticolanti per epossidiche
   

  

Lo sviluppo di prodotti da risorse naturali e bio-sostenibili sta raccogliendo sempre maggiore interesse industriale come conseguenza del continuo avanzamento tecnologico, riduzione delle risorse derivate dal petrolio, ed una sensibilizzazione ambientale globale.

Le nostre resine di origine naturale sono utilizzate principalmente in formulazioni per materiali compositi prodotti per stampaggio a caldo, pultrusione, filament winding discontinuo e tecnologie per la produzione di pre-impregnati 
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VANTAGGI
No COV
Ampio intervallo di viscosità
Elevata resistenza all'umidità ed agli agenti chimici
Migliorata tenacità e flessibilità
Eccellente bagnabilità delle fibre
Elevata processibilità
 
 PRODOTTIGRADO
  - 1050
BASSO PM
  - 1100                       MEDIO PM
  -  1300*
ALTO PM
  -  1400*
ULTRA ALTO PM
(*) Prodotti attualmente in fase di sviluppo anche come resine fenoliche



 PRODOTTI IN SVILUPPO
  
I nostri laboratori di R&D sono attualmente impegnati a sviluppare nuovi prodotti che continueranno ad anticipare le soluzioni tecnologiche del futuro ed, allo stesso tempo, migliorare la qualità della nostra vita riducendo l'impatto ambientale.

La linea di prodotti Exaphen, oltre a polioli e resine, continua il suo sviluppo e nuovi prodotti saranno presto disponibili per i settori dellevernici, degli adesivi e dei compositi a base di fibre naturali
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PRODOTTICARATTERISTICHE

Monomeri acrilici derivati dal cardanolo per adesivi e vernici
Benzosazzine derivate dal cardanolo per utilizzo come indurenti epossidici, sizing agents per fibre naturali, materia prima per schede elettroniche stampate.
Monomeri epossidici e resine di epossidiche derivate dal cardanolo per l'impiego nell'industria dei compositi e delle vernici
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Eco-amp: un amplificatore di cartone per iPhone



In un mondo sopraffatto dall’inquinamentoquando si realizzano prodotti ecologici è sempre una vittoria.
E’ il caso dell’amplificatore ecologico per iPhone,eco-amp, realizzato in carta riciclata al 100%.
Eco-amp è un prodotto che può essere facilmente assemblato ed utilizzato così per amplificare la musica dell’ iPhone in men che non si dica.

Eco-amp è un accessorio che può essere utilizzato in vacanza, in piscina, durante un pic-nic o anche a casa, sostituendo egregiamente invece gli ingombranti diffusori alimentati a batteria.
Questo il video dimostrativo:
Per chi fosse interessato al suo acquisto, è possibile visitare il sito ed acquistare Eco-amp al prezzo di 7,99 $ (ogni confezione ne contiene 2 di amplificatori).
Gallery:

lunedì 15 luglio 2013

IL CONTENITORE NATURALE FATTO CON LE BUCCE

Il progetto Foodscapes parte dall’idea di sensibilizzare il consumatore al valore fondamentale del cibo in tutte le sue fasi del ciclo vitale, da quando nasce agli scarti che genera la sua lavorazione o sua preparazione.
Foodscape nasce dalla sensibilità di Whomade, un laboratorio creativo “alternativo”, fondato da Edoardo Perri e Dario Riva che, in collaborazione con la designer Michela Milani, progetta oggetti basati sulla filosofia del “Cradle to cradle”. Secondo questo approccio ecologico e sostenibile, ogni prodotto dovrebbe essere così compatibile da poter essere riciclato più volte e, a fine vita, possa essere re-immesso nell’ambiente senza creare danni di alcun genere.

Nasce così Food Scape, un guscio realizzato ecologico con scarti alimentari che ha la forma di un seme ed è adatto per contenere alimenti secchi. Food Scape è ottenuto da due fonti naturali: il primo è fatto al 100% con gusci di arachidi e amido di patate. Il secondo con buccia di carote e amido di patate. Una volta esaurito il suo utilizzo, Foodscape può essere sciolto in acqua e usato per concimare il terreno. Dal seme al frutto, dal frutto al seme e dalla terra alla terra.

Editor:  
Designer:  

cosa dire: lo vedi nero ma in realtà è green! L’ ELEGANZA ECO-SOSTENIBILE DI KREJČI


“You see it black, but it’s GREEN!”: così Krejči lancia la nuova collezione di borse e accessori prodotta “orgogliosamente in Europa, con cura e amore per il pianeta”.
Tracolle, porta pc, portadocumenti, ma anche articoli per la casa come portariviste e pouf, realizzati interamente attraverso il riciclo, il cosiddetto up-cycling, di vecchie camere d’aria di biciclette: creazioni originali e resistenti, dal disegno contemporaneo reso ancora più particolare grazie alla caratteristica trama del tessuto a righe e pieghe, verticali o orizzontali, create naturalmente dalla cucitura delle singole pezze di gomma; ma anche pezzi unici, che rivelano ciascuno una storia passata, fatta di piccoli rattoppi o segni singolari.
La storia del singolo articolo naturalmente si intreccia con quella dell’azienda, e così “sembra nero, ma è verde”, come l’anima profonda di Krejči, parola di origine Ceca che significa “su misura” e dichiara l’obbiettivo perseguito dalla fondatrice, la designer tedesca Doreen Westphal: realizzare oggetti su misura per il pianeta, e non solo per i suoi abitanti.
Oggi il marchio è stato assorbito dalla compagnia francese ‘We are nothing’, ma la filosofia eco-friendly è rimasta la stessa, tanto nei processi di produzione e distribuzione degli articoli, quanto in quelli creativi che premiano l’eleganza eco-sostenibile e l’up-cycling, rispetto all’utilizzo di materiali nuovi.


Editor:  
Designer:  

il “Kabuto”, il noto elmo dei samurai

C’era una volta il “Kabuto”, il noto elmo dei samurai caratterizzato da un’apertura sulla sommità chiamata “la sede del Dio della guerra” che aveva il compito di permettere alla divinità di entrare in contatto con la mente del Samurai.
A questo copricapo il designer Emanuele Loda si è ispirato per creare questo un vaso/contenitore in plastica eterogenea laccata lucida dalla forma circolare che  nella sua base nasconde un contenitore porta oggetti.

Kabuto è composto da due elementi: quello superiore viene utilizzato come vaso per piante o fiori; la base viene utilizzata invece come contenitore porta oggetti.
Le sue due orecchie fungono da maniglie per sollevare il vaso e accedere al contenitore
La plastica eterogenea è un nuova materiale, ottenuto riciclando plastiche provenienti da rifiuti solidi urbani, da scarti industriali e da scarti di imballaggi mescolati insieme: un materiale a materiale a bassissimo impatto ambientale, resistente agli agenti atmosferici, inattaccabile da organismi viventi, che non subisce alcuna alterazione chimica né cromatica, che ha durata pressoché illimitata e ha un’elevato isolamento elettrico.
Inoltre un chilogrammo è costituito da 25 contenitori per liquidi.

sabato 13 luglio 2013

IDEA REGALO A COSTO ZERO!(pensierino)

แสงสว่างจากขวดพลาสติก

Come fare una pistola a gas

Come fare uno spara fiammiferi con una molletta da bucato

Video Corso Molle Fai Da Te.mp4

CREARE CON IL LEGNO (CON UN TORNIO FATTO CON UN TRAPANO COMUNE)

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Tutorial: ricetta della pasta di mais a freddo, senza il bisogno di cuoc...

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Un materiale tutto nuovo:Il Covil / finto feltro (Fai da te) - Arte per ...

Smoking machine by Kristoffer Myskja

21.RECICLAJE DE ROPA ALFOMBRA 2º MÉTODO - DIY RUG

Sugar Rocket Engine Test

How To Cut A Bottle Using The Original Ephrem's Bottle Cutter

How to make a collage with rolled paper.

Cómo hacer un vestido con una camisa

L'Arte di Stefy

How to change your showerhead and save water

Tips for saving water

How to Save Water by Taking a Shorter Shower

How to Make Your Bathroom Eco-Friendly

How to make soap at home using all natural ingredients

BODAGA CURSO 2000 - "Puff de garrafa Pet"

How to Make Your Yard Eco-Friendly

1000 ideas cretativas para reciclar botellas de plastico

How to Be a Freegan

How to recycle your soap and reuse

Pulseira corrente+couro

►How To Make Recycled Pop Tab Jewelry - Craft Tutorial 13 (Soda Tab B...

How to Reuse Everyday Items

venerdì 12 luglio 2013

Come riutilizzare una bottiglia di plastica.

Come utilizzare i noccioli delle Albicocche -Riciclo creativo

Come utilizzare i noccioli delle Ciliegie -Riciclo creativo

Come riutilizzare un TAPPO per fare un BRACCIALE -Riciclo creativo-Ricic...

Riciclo creativo :da rotolo carta igienica a bracciale rigido- Tutorial

Tutorial riciclo: tre modi per riusare i flaconi

Make a Mini Backpack out of Old Jeans

RECICLAR CALZONCILLOS

Como Hacer un Bolso sin coser SUPER FACIL

Cómo reciclar una camisa

Wet felting time lapsed project.

Felted Cobweb Scarf Tutorial 1.m4v

DIY How to make a carpet recycling old jeans - Manualidades: Alfombra re...

Duct Tape Beach Bag!

Duct Tape Wallet Time-lapse! 2 min. HD

Coffee Cup Lamp You Innovate Canada 2011

BIODIESEL 2006

Video caricati (playlist)

AWESOME SCIENCE EXPERIMENT - Magnetic Ferrofluid Liquid - Sculptures, Fo...

Defying Gravity - Wine & Soda Bottle Gravity Holder - Decoration & Ambience

a great little portable stove

BioDiesel tutto quello che non dovete sapere.

BioDiesel, è una parola che sta ad indicare il Diesel di origine non minerale, quindi non di origine fossile, ma appunto è di origine Biologica.

La materia del biodiesel mi ha toccato da vicino quando un anno e mezzo fa, i prezzi del diesel stavano lievitando in italia fino ad arrivare a livelli incredibili, molti ricorderanno 1,60 € o 1,55 € al litro.
Ebbene in quel periodo mi sono iniziato a documentare sui Biocarburanti e sulle tante “ricette” che gente piu o meno esperta, diceva di eseguire per crearsi il proprio carburante.
Oggi voglio condividere liberamente quanto da me appreso in questi anni.
VOGLIO SOTTOLINEARE CHE QUESTA GUIDA NON INCORAGGIA ALCUN TIPO DI COMPORTAMENTO ED E’ A SOLO SCOPO INFORMATIVO.
Innanzitutto prima di arrivare al piatto forte, vorrei sfatare alcuni miti, in certi casi propagandati anche dai media qui sotto una selezione importante :
1) Mettere olio puro e/o esausto direttamente nel serbatoio equivale ad un suicidio (ad eccezzione di in un solo caso che esporremo poi).
2) Non è vero che il BioDiesel danneggia il motore, anzi essendo piu raffinato, permette a quest’ultimo di non usurarsi troppo con l’uso.
3) Non è vero che il BioDiesel inquina piu del Diesel minerale, questa menzogna perpetrata da ogni media non ha fondamento scientifico di alcun genere, anzi si hanno riduzioni dell’inquinamento oltre l’80% in rapporto al Diesel minerale.
4) Prodursi BioDiesel non richiede necessariamente conoscienze di chimica, tuttavia non è cosa da farsi alla leggera senza prendere precauzioni.
5) Produrre BioDiesel non significa non fare piu rifornimento dai distributori.
6) L’olio di oliva, per sua natura, ma anche per costo non è indicato per la produzione di BioDiesel.
7) Il Biodiesel usato come combustibile non rilascia alcun tipo di odore, ben diverso è il risultato se viene usato olio puro.
Come dicevo prima, mi sono avvicinato a questo mondo in funzione di accrescere la mia cultura su questo argomento perchè ad un certo punto ne ho ravvisato quasi una necessità.
Quello che si deve sapere è che i motori Diesel, sono nati e sono stati concepiti per funzionare con la combustione di olio, il creatore di questi motori fu Rudolf Diesel, da cui prese appunto il nome il motore.
Occorre fare una distinzione tra 2 modelli di motore diesel oggi in circolazione, ci sono modelli di motori diesel “vecchia generazione” e “nuova generazione”.
Cosa intendiamo per motori Diesel “vecchia generazione”?
Si intendono tutti i motori precendenti all’introduzione delle tecnologia “common rail”, ovviamente per quelli successivi parleremo di nuova generazione.
Questa distinzione la si fa perchè in quelli di vecchia generazione, era possibile fare miscele tra olio puro o esausto (adeguatamente microfiltrato) e Diesel minerale molto vantaggiose, del tipo si poteva riempire il serbatoio per un 80% di olio e il riestante di Diesel minerale.
Nei motori di nuova generazione questo non è piu possibile, o meglio è possibile per percentuali molto basse ravvicinabili al massimo 10% di olio e il restante di diesel minerale, percentuali maggiori hanno avuto sempre effetti deleteri nel corso del tempo, perchè i motori di nuova generazione non reggono la pressione generata dall’olio puro, con conseguente rottura in molti casi della pompa del gasolio.
Dopo questo piccolo (?!) preambolo, veniamo a noi su come si genera un litro sperimentale di BioDiesel.
Dovete munirvi di :
1 litro di olio da frittura di qualsiasi genere NUOVO (tranne che d’oliva)
200 ml di metanolo
3,5g di soda caustica
1 bottiglia di plastica di almeno 2 lt.
Innanzitutto vanno sciolti i 3,5g di soda caustica nel metanolo, nel fare questo utilizzare una mascherina contro i fumi, perchè il metanolo è una sostanza molto volatile e dannosa per la salute.
Scaldare l’olio portandolo ad una temperatura che varia dai 45° fino ad un massimo di 65° (non andate mai oltre questa temperatura).
Una volta portato a questa temperatura, versateci sopra il metanolo, poi prendete una bottiglia di plastica vuota e versateci dentro tutto il composto, noterete che è in corso una reazione chimica.
Chiudete la bottiglia e agitatela per 10-15 secondi, poi appoggiatela su una superficie qualsiasi.
Noterete che la reazione chimica sta creando 2 sostanze eterogee fra di loro, una sul fondo molto scura e una chiarissima sopra.
Bene, questo vuol dire che l’esperimento è riuscito, la parte scura sotto è la glicerina, la reazione infatti separa la glicerina che è nelle molecole dell’olio e la sostituisce con il metanolo.
La parte chiara sopra è gia BioDiesel ma ancora da lavorare.
Dopo circa 2 ore, i 2 liquidi saranno separati perfettamente, gettate la glicerina (non è un materiale inquinante, bensi può essere usato anche come fertilizzante) e tenete ovviamente il BioDiesel.
Ora dovrete pulire il vostro BioDiesel, questo perchè potrebbero essere rimaste delle piccole particelle di metanolo e di soda caustica che se immesse direttamente nel motore non farebbero sicuramente bene.
Come facciamo a pulirlo?
Esistono vari metodi, uno poco costoso e immediato è quello di utilizzare acqua salata, per cui scalderemo un pò di acqua e vi ci scioglieremo del sale, prenderemopoi il biodiesel e lo metteremo in un contenitore trasparente e ci verseremo sopra l’acqua salata.
Ora vedremo che ovviamente l’acqua andrà in fondo e il biodiesel piu leggero rimarrà sopra..l’acqua non avrà un colore cristallino, questo proprio perchè il biodiesel era “sporco” quindi butteremo via l’acqua e ripeteremo il lavaggio fino a che l’acqua sul fondo non sarà perfettamente trasparente.
A questo punto?
A questo punto ci sarebbero 2 soluzioni, o metttere il BioDiesel direttamente nell’auto o fare qualcosa che per sicurezza io reputo migliore e cioè scaldarlo fino a raggiungere i 100°, questo per dare la possibilità all’acqua residura di evaporare lasciandoci il nostro biodiesel purissimo.
Questa guida riguarda solamente il BioDiesel fatto da olio da frittura NUOVO, un pò piu articolato, ma molto piu conveniente è quello che viene dagli olii esausti, e questo verrà spiegato nella seconda parte.
Per ora è tutto.
Grazie.
ATTENZIONE : CREARE BIODIESEL NON E’ ILLEGALE, IN MOLTI PAESI EUROPEI SE NE PUO’ PRODURRE UNA CERTA QUANTITA’ ALL’ANNO PER ALIMENTARE LA PROPRIA AUTO, NON E’ LEGALE ALIMENTARE LA PROPRIA AUTO CON IL BIODIESEL FATTO IN CASA IN ITALIA, L’ ARTICOLO E’ A PURO SCOPO INFORMATIVO.
David R.

mercoledì 10 luglio 2013

spumante naturale definizione e metodi

Il regolamento CEE (paragrafo 13 dell’allegato II del regolamento 337/79) definisce lo spumante naturale “il prodotto ottenuto dalla prima o dalla seconda fermentazione alcolica di uve fresche, del mosto d’uve, del vino, atti a diventare vino da tavola o di vino di qualità prodotto in regioni determinate, (V.Q.P.R.D.) [1], caratterizzato alla stappatura del recipiente da uno sviluppo di anidride carbonica, proveniente esclusivamente dalla fermentazione[2]  e che, conservato alla temperatura di 20°C in recipienti chiusi, presenta una sovrapressione non inferiore alle 3 atmosfere e ad una gradazione alcolica minima al consumo di 9,5°”.
Gli spumanti naturali (7) si suddividono in:
- vini spumanti tal quali (titolo II regolamento CEE 358/79);
- vini spumanti di qualità (titolo III del suddetto regolamento);
- vini spumanti di qualità di tipo aromatico (art. 18 del suddetto regolamento);
- vini spumanti di qualità prodotti in regioni determinate (titolo III del suddetto regolamento).

Gli spumanti possono essere classificati in:

naturali, se l’anidride carbonica si forma per rifermentazione; a loro volta questi possono essere divisi in base alla tecnica di lavorazione: si può applicare il metodo Classico, il metodo Charmat o dei grandi recipienti e il sistema Marone – Cinzano;
artificiali, nei quali la sostanza gassosa viene semplicemente addizionata; sono di qualità inferire rispetto a quelli naturali. La produzione deve avvenire a temperatura molto bassa, intorno agli
0 – 5°C e ad una pressione elevata.
                                                 Naturali  (CO2 prodotta per rifermentazione)                                      -          Metodo Classico                                      -          Metodo Charmat                                      -          Sistema Marone – Cinzano
SPUMANTI
                                       Artificiali (CO2 addizionata)
Fonte: Riproduzione personale dati “il Sommelier" 
Fonte: Riproduzione personale dati “d’Araprì” (8)
Il metodo classico
Il metodo classico[3] è sicuramente il sistema di spumantizzazione più importante (9) e consiste in una lentissima rifermentazione in bottiglia, seguita da una prolungata maturazione dello spumante a contatto con i lieviti.
Il metodo classico o champenois è un sistema che si avvale di lunghe, delicate e costose operazioni.
Le fasi di produzione si possono riassumere nei seguenti passaggi, che vengono anche indicati con i termini francesi per la secolare tradizione del “metodo champenois”:
“addition de la liqueur de tirage” o addizione dello sciroppo per la rifermentazione;
“mise en bouteille” o imbottigliamento;
“prise de mousse” o presa di spuma;
- “maturation sur lies” o maturazione sulla fecce;
“remuage sur pupitres” o rimozione delle fecce sui cavalletti;
“degorgément” o sboccatura;
“addition de la liqueur d’expédition” o aggiunta dello sciroppo di dosaggio;
“bouchage définitif” o tappatura finale
“habilage” o etichettatura.

Addition de la liqueur de tirage – Mise en bouteille

Il primo passaggio è quello del tirage: esso consiste dapprima nell’amalgamare vino di base, lieviti e sciroppo di zucchero e, successivamente, nell’imbottigliare questo composto in bottiglie tappate con “volgari” tappi a corona (quelli, per intenderci, delle acque minerali). La massa amalgamata viene arieggiata sostanziosamente sia per dar modo agli enzimi di utilizzare la quantità di ossigeno necessaria al loro ciclo biologico, sia perché d’aria non se ne parlerà più fino al momento della mescita nella flûte[4]: un’aerazione insufficiente può infatti compromettere una completa rifermentazione in fase di presa di spuma. Nella formazione della Cuvée[5] è consentita l’aggiunta di vini di annate precedenti per una percentuale massima del 30%.
Il vino, nel quale sono stati a questo punto ben amalgamati i componenti della liqueur de tirage, viene imbottigliato nelle tradizionali bottiglie in vetro scuro e particolarmente spesso, per poter resistere alle forti pressioni che si vengono a determinare all’interno, a causa della formazione di CO2. Le bottiglie vengono tappate con il semplice tappo a corona, che presenta all’interno un piccolo cilindro di plastica, chiamato “bibule”, che servirà per raccogliere meglio le fecce al termine del “remuage”.

Prise de mousse
Dopo la fase di tirage, le bottiglie vengono raccolte a catasta[6] , in posizione coricata, in grandi cantine fresche (11-13°C) o locali termo-isolati e arieggiati, in quanto più bassa è la temperatura, migliore sarà la finezza del perlate.
A questo punto inizia la parte più delicata e più importante: la “presa di spuma”, cioè la trasformazione del vino in spumante. Nel giro di qualche mese i lieviti fermentano lo zucchero, con formazione soprattutto di anidride carbonica e alcol etilico. Questa fase deve terminare entro 120 giorni e all’interno delle bottiglie la pressione, deve essere al minimo di 5 atmosfere. A questo punto il vino è già spumante, ma se non ci fosse il successivo lungo periodo di maturazione a contatto con le fecce, non potrebbe raggiungere qualità e pregio elevati.
Maturation sur lies

Questa fase può durare anche molti anni e permette un ampia serie di trasformazioni responsabili del profumo e dell’aroma dello spumante. Particolare rilievo, a questo proposito, riveste la cosiddetta “autolisi del lievito”, dovuta alla morte e successiva rottura delle cellule di lievito stesso. In questo modo si liberano nel liquido molte sostanze aromatiche, che vanno ad arricchire le sostanze che formano il bouquet[7] 
 e la sua finezza. In funzione della zona di produzione e del corpo desiderato, questo periodo può arrivare fino a 9 – 10 anni. Le bottiglie vengono accatastate orizzontalmente su sottili e lunghe listelle di legno. Periodicamente le bottiglie possono essere rimosse per effettuare il cosiddetto “sbancamento”: le bottiglie vengo scosse per evitare che le fecce si incrostino sulle pareti e per favorire il contatto delle sostanze che si sono liberate per autolisi con tutta la massa liquida. Le bottiglie vengono poi riaccatastate e lasciate immobili per un altro periodo[8] .

Remuage sur pupitres

Il remuage è un particolare scuotimento cui vengono sottoposte le bottiglie, una volta ultimato il periodo di maturazione, per dar modo alla feccia, ormai completamente disfatta, di staccarsi definitivamente dalle pareti e dirigersi nella bibule o sul tappo.
Per condurre a fondo il remuage, occorrono i pupitres: sono cavalletti di legno (quercia o castagno) sufficientemente stabili da poter sostenere il peso delle bottiglie, e in modo da poter reggere sia la posizione quasi coricata delle bottiglie (quella iniziale), sia la posizione quasi verticale (quella finale). Questa operazione viene eseguita da operai esperti che, con opportune rotazioni, scuotono e girano le bottiglie in modo di riuscire a riunire completamente le fecce sotto il tappo, nel giro di 1 – 2 mesi al massimo[9] 
. Per poter conoscere la posizione precedente a ciascun movimento, si segna il fondo della bottiglia con vernice o con un gesso bianco. Al termine di questa fase le bottiglie sono in posizione quasi verticale e, dopo accurati controlli, quelle pronte vengono tolte dalle pupitre e conservate in posizione perfettamente verticale (“in punta”) per un periodo variabile in funzione delle esigenze aziendali. Si sono studiati sistemi meccanici semiautomatici e automatici[10] (“pupi-matic” “giropalettes”), per poter sostituire l’opera dell’uomo che, in questa fase, risulta piuttosto dispendiosa. Recenti ricerche assicurano che i risultati sono del tutto confrontabili con quelli ottenuti con il sistema manuale, se non addirittura migliori.

Degorgément
E’ un’operazione estremamente delicata e consiste nell’eliminazione della fecce raccolte sotto il tappo, per ottenere un prodotto brillante, cercando di perdere meno vino e anidride carbonica possibile. Un tempo il degorgemént veniva eseguito “a la volée[11] 
: l’operatore teneva la bottiglia un po’ inclinata, toglieva il tappo, raddrizzava la bottiglia molto velocemente e in questo modo la CO2compressa all’interno si liberava, determinando la fuoriuscita del deposito feccioso, ma anche di una discreta quantità di vino. Attualmente si ricorre al sistema “a la glace”, che consiste nel porre la bottiglia, all’interno di una cella frigorifera, nella quale la temperatura sia di circa 0°C e nell’immergere il collo in una soluzione refrigerante a -25 °C per pochi minuti, in modo che la parte di vino contenente le fecce, sotto il tappo, congeli. A questo punto la bottiglia può essere riportata in posizione normale e si procede alla stappatura, togliendo il tappo a corona, con il quale si elimina anche il cilindretto ghiacciato contenente le fecce; la sovrapressione presente all’interno della bottiglia favorisce questo processo. E’ molto importante che non rimangano fecce all’interno, nemmeno attaccate al vetro del collo e quindi l’operatore provoca una leggera agitazione in modo che esca un po’ di spuma, in modo da pulire tutta la superficie. Se l’operatore è abile, la perdita di pressione è intorno a 0,5 atmosfere. Anche per il dégorgement, esistono macchinari specializzati che consentono un ritmo di produzione abbastanza sostenuto e la cui resa varia secondo le produzioni e le scelte dell’azienda. Dopo aver controllato la brillantezza dello spumante e l’assenza di gusti anomali, si procede alla fase successiva.

Addition de la liqueur d’expédition

Si esegue con l’addizione della “liqueur d’expédition”, compensando così la parte di liquido perso. Questo sciroppo è formato da vino invecchiato, mosto fresco ed una piccola quantità di distillato di vino e zucchero di canna: l’esatta composizione è un prezioso segreto di ciascuna casa produttrice. E’ facile comprendere come l’addizione di questa miscela abbia solo parzialmente lo scopo di riportare a volume il contenuto della bottiglia mentre, soprattutto, si desidera caratterizzare il proprio prodotto. Il dosaggio viene eseguito per mezzo di macchine “dosatrici”. Se non viene eseguito, lo spumante viene detto “pas dosé” o “naturale”. E’ proibito addizionare liqueur d’expédition in spumanti aromatici di qualità come il Moscato o la Malvasia.

Bouchage définitif

A questo punto la bottiglia può essere tappata con il tappo di sughero a fungo e, successivamente, ancora con la gabbietta metallica. Nel tappo sono presenti una parte di agglomerato resistente e due rondelle, che non devono staccarsi dall’agglomerato e che si devono espandere molto quando la bottiglia viene stappata. Per permettere un perfetto amalgama tra lo spumante e la liqueur d’expédition, le bottiglie vengono conservate e tenute in cantina ancora per qualche mese e poi immesse sul mercato.

Habilage

Poco prima di essere messe in commercio, sulle bottiglie vengono poste rispettivamente la capsula sopra la gabbietta metallica, l’etichetta e la controetichetta.. A questo punto le bottiglie di spumante sono definitivamente pronte per entrare nel normale circuito commerciale. A seconda della quantità di zucchero presente gli spumanti possono essere classificati secondo la seguente tabella:

BRUT                            meno di 15 g/l di zucchero
EXTRA DRY                 12-20 g/l di zucchero
SECCO                          17-35 g/l di zucchero
SEMI SECCO                33-50 g/l di zucchero
DOLCE                          più di 50 g/l di zucchero
Fonte: Riproduzione personale dati “Il Sommelier”
Metodo Charmat
E’ un sistema di spumantizzazione (9) notevolmente più rapido del precedente e consiste nel sollecitare la seconda fermentazione all’interno di grandi recipienti perfettamente ermetici, chiamati autoclavi[12] , e nel successivo imbottigliamento dello spumante soltanto a pressione raggiunta.
I primissimi tentativi risalgono al 1851 a opera di Rousseau.
Di Maumené, cui vanno attribuiti anche i primi tentativi di produzione industriale, sono i successivi aggiustamenti.
Se ne occuparono ancora, sullo scorcio del secolo, anche Konig, Federico Martinotti[13]
. Fu solo intorno al 1907, però, che l’enologo francese Eugène Charmat (da cui il nome definitivo del metodo) perfezionò il sistema e permise la sua realizzazione a livello industriale[14].
Il metodo Charmat e dei GRANDI RECIPIENTI permette di ottenere spumanti caratterizzati da aromi fruttati, legati alle uve di partenza, molto freschi. Alcuni tra i vini più adatti a questo metodo di spumantizzazione sono il Moscato, il Prosecco e la Malvasia aromatica. Le differenze fondamentali rispetto al metodo classico consistono nella rapidità del processo produttivo, nel fatto che la presa di spuma avvenga in un’unica autoclave e che tutte le fasi successive alla rifermentazione, compreso l’imbottigliamento, avvengano in condizioni isobariche. A seconda della tecnologia applicata al momento della presa di spuma, si possono ottenere spumanti sia dolci sia secchi; per i vini aromatici dolci si effettua una rifermentazione che però viene interrotta nel momento in cui la pressione e il residuo zuccherino abbia raggiunto il tenore voluto.
La normativa UE prevede che il tempo tra l’inizio della rifermentazione e la commercializzazione di questo tipo di spumanti non possa essere inferiore a 30 giorni.
Il metodo Charmat esiste in due versioni: “Corta” o “normale” e “lunga”. Lo Charmat corto è utilizzato nel caso di vini di cui si vogliono valorizzare il gusto di “fruttato”, la gioventù e la freschezza.

Le fasi di produzione del metodo Charmat “corto” possono essere così riassunte:
Preparazione del vino base: il vino base e sottoposto a particolari accorgimenti di filtraggio, illimpidimento e refrigerazione, per renderlo quanto più possibile stabile e per facilitare in tal modo la precipitazione dei residui.
Preparazione del lievito: prima di avviare la presa di spuma, si provvede ad allestire lo sciroppo zuccherino e i lieviti attivi. L’aggiunta viene realizzata attraverso una pompa di dosaggio, nel momento in cui il vino base passa in un refrigeratore, che lo mantiene in condizioni ottimali di stabilità, in modo che sia particolarmente attivo e pronto per la rifermentazione.
Riempimento dell’autoclave: il vino viene portato a 12-13°C nelle vasche di raccolta, accoglie l’arrivo dei lieviti selezionati immessi contemporaneamente a una consistente aerazione, che faciliterà il processo fermentativo e l’azione degli enzimi. La capacità dell’autoclave può raggiungere anche i 500-1000 hl. Le autoclavi sono attualmente costruite in acciaio inossidabile o ferro smaltato, collaudate a 7-8 atmosfere e dotate di una doppia parete in cui far circolare soluzioni refrigeranti per controllare la temperatura di fermentazione. Al vino base vengono addizionati zuccheri e lieviti, oltre a sostanze che favoriscano lo sviluppo di questi microrganismi.
Rifermentazione in autoclave: il vino viene passato in un contenitore di maggiore capienza, sostenuto da un’ulteriore immissione d’aria. La fermentazione comincia e la massa in movimento viene immessa in un’autoclave di minori proporzioni dove il lievito entra in pressione, per la scissione degli zuccheri in alcool e anidride carbonica.
Travaso isobarico, per mezzo di centrifugazioni/filtrazioni, eseguite in condizioni di sovrapressione, per evitare perdite di anidride carbonica; in questo modo il vino viene separato dalle proprie fecce e travasato in una seconda autoclave.
Refrigerazione, filtrazione e chiarificazione: a pressione raggiunta, lo spumante è pronto, tranne il solito problema di eliminare le fecce. Per farlo, si possono percorrere due strade: travasare lo spumante, sempre allo stesso livello di pressione, nell’autoclave di refrigerazione, effettuando la separazione della fecce durante il trasferimento; oppure raffreddare la stessa autoclave dove è avvenuta la presa di spuma, in modo da ottenere la precipitazione dei residui[15]
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Imbottigliamento isobarico, eseguito con filtrazione sterilizzante o microfiltrazione; la stabilizzazione biologica e l’attenzione ai fenomeni ossidativi sono i problemi principali di cui preoccuparsi in questa fase.
Tappatura, in genere realizzata con tappi di sughero per gli spumanti secchi e con i tappi di sughero o di materiale plastico per quelli dolci. Le bottiglie vengono tenute per pochi mesi in cantina prima di passare al confezionamento e alla commercializzazione.

Il metodo di spumantizzazione detto Charmat “lungo” si deve considerare una diretta derivazione dello Charmat “normale” e si differenzia da esso per una maggiore sosta dello spumante sulle proprie fecce.
Lo charmat lungo non è adatto ai vini aromatici o fruttati. Va detto però che tale sistema è chiaramente adoperato per ottenere dei risultati quanto più possibile vicini a uno champenois, pur utilizzando le attrezzature comode e certo più rapide dello Charmat. Le autoclavi utilizzate nello Charmat lungo sono di capienza notevolmente maggiore, perché il ciclo di spumantizzazione dura di più. Particolarmente curata è pure la condizione interna di questi contenitori: data la lunghezza del ciclo, occorre evitare assolutamente cessioni di Sali e di acidi dalle pareti al vino in fermentazione.
Il percorso dello spumante avviene come nella versione “normale”, fino alla fase della “presa di spuma”, quindi iniziano le differenze: intanto, contrariamente alla Charmat corto, in questo caso la fermentazione si sviluppa completamente, fino a che lo spumante non diventi assolutamente secco. Dopo di ciò, il prodotto viene fatto sostare sulle proprie fecce per un periodo che può arrivare fino ai nove mesi. Variano pure le temperature e la durata della fermentazione che sono proporzionali tra di loro.
Un’altra operazione che viene effettuata è quella delle “agitazioni”: lo spumante viene frequentemente rimescolato attraverso dispositivi che agiscono all’interno delle autoclavi. Le operazioni sono giustificate dal favorire un maggiore e più compenetrante contatto con le fecce. Per questo, si preferisce anche adoperare le autoclavi orizzontali che consentono a una maggiore superficie di spumante di aderire ai residui.
Non essendo presente, negli spumanti a Charmat lungo, nessun residuo zuccherino, occorre aggiungere, a questo punto, la dose di sciroppo necessaria per ottenere il tenore zuccherino desiderato, come avviene per gli champenois. Essendo compiuta del tutto la fermentazione e non essendoci lieviti residui, sono superflue le operazioni di “inattivazione termica” che vengono compiute invece con la versione “corta” dello Charmat.
Dopo l’imbottigliamento, molti produttori consentono allo spumante una lunga sosta in cantina che varia da sette ai quattordici mesi.

Il metodo Marone Cinzano
Ancora degno di interesse è il cosiddetto “sistema intermedio” (9), dove figurano passaggi tipici di vari sistemi di spumantizzazione: dallo champenois trae la presa di spuma in bottiglia e la maturazione sulle fecce; dallo Charmar prende la centrifugazione, la filtrazione e l’imbottigliamento sotto pressione del prodotto. Utilizza anche il sistema che è passato sotto il nome di “Marone Cinzano”, oggi in disuso, ma ancora applicato in Germania (motivo per il quale viene chiamato anche “metodo tedesco”): esso consiste nel procedere fino alla presa di spuma con le stesse modalità di uno champenois, ma trascorsi almeno 9 mesi di maturazione, invece di effettuare il remuage, lo spumante, con tutte le fecce, viene sottoposto ad un travaso in autoclave, attraverso un macchinario che evita perdite di pressione. Si procede quindi alla refrigerazione, a rimettere in sospensione le fecce, a passare il prodotto in una successiva autoclave per un riposo di un paio di giorni e alla definitiva immissione dello spumante in bottiglie già preparate, con l’eventuale dosaggio di liqueurd’expédition.
Per quanti accorgimenti si possano usare nell’applicazione di questo metodo, ne risulta comunque un impoverimento del bouquet che ha convinto i produttori ad accantonarlo, specie in un’epoca in cui il “profumo” è tutto.

martedì 9 luglio 2013

ilCONOverde

Green Cone

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Product comparison
green cone parts
Green Cone assembly

Takes All Household Waste

The Green Cone is a four-part injection Moulded unit comprising a lower basket installed below ground and forming the base for an upper assembly consisting of a black inner cone and a green outer lidded plastic cone. The diameter of the outer Green Cone is 59cm at its base and 28cm at the lid end. The in-ground food waste digestion chamber is 42cm deep and the Green Cone stands less than 70cm above the ground.
The Green Cone takes all household food waste, including vegetable scraps, raw and cooked meat or fish,bones, dairy products and other organic kitchen waste e.g. tea bags, bread etc. The Green Cone comes with a 5 litre kitchen caddy for collecting and carrying household food waste to the Green Cone.
green cone parts
Healthy Bacteria

Healthy Bacteria

The patented design of the unit utilises a solar heating effect between the inner and outer cones to promote air circulation, which facilitates the growth of beneficial micro-organisms and the desirable aerobic digestion process. The household food waste is converted into water, carbon dioxide and small amount of residue that will only need to be removed every few years in a well operating Green Cone.
In a healthy working Cone the food waste will be covered in a blue/gray fur, this is the bacteria doing it's work. While you can see the bacteria you do not need to add accelerator powder. When the level of bacteria starts to Disappear add some accelerator powder.
green cone parts
Accelerator Powder

Helping the Bacteria

Your Green Cone is supplied with accelerator powder and an application jar. Where the Green Cone is situated in a position that does not enjoy a full days sunshine, or when there are long periods of cold weather, the digestion process may benefit from the application of this powder.
Do not use any other type of activator in the Green Cone as it could kill the bacteria.
Empty the contents of the sachet into the shaker jar, then shake a small amount of the powder on the food in the caddy before emptying the food waste into the Green Cone.
It is also beneficial to use the powder for the first few weeks after the installation of the Green Cone to encourage the growth of bacteria.